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L’Anatra fa scandalo in Francia.

Questione di buona stella: neanche il tempo di nascere che già L’Anatra di Vaucanson beccheggiava in mezzo alla bufera.

Uno dei primi libri progettati dalla nostra redazione e curato da Massimo Maggini, «Uscire dall’economia»1 di Anselm Jappe e Serge Latouche (pubblicato nel 2015 dalla Mimesis Edizioni), ha fatto scoppiare un piccolo scandalo in Francia, dove è appena uscito con il titolo «Pour en finir avec l’économie»2 .

Il libro, che era nato con la placida intenzione di riassumere il dibattito tra critica del valore e decrescita, si è trasformato invece nel casus belli che i nostri tempi imponevano.

Viviamo in un periodo di congelamento del pensiero critico e confusione teorica, il clima si è fatto favorevole alle vecchie volpi siberiane dell’estrema destra -con il loro corteo di confusionisti, parvenu del pensiero, complottisti e maestri del copia e incolla-, che fino a poco tempo fa erano tenute facilmente a bada dagli anticorpi dell’intelligenza e della logica. Le volpi sono decise a non farsi sfuggire la grande chance di infiltrarsi ancora una volta nel pollaio dell’anticapitalismo dalla porta d’ingresso, usando come chiave l’amicizia di chi, per ingenuità o mala fede, contribuisce a sdoganarli.

Ebbene, anche Serge Latouche, secondo il comunicato3 che Anselm Jappe e Clément Homs (curatore di «Pour en finir avec l’économie») hanno rilasciato sul blog «Critique de la valeur dissociation», avrebbe ultimamente «mancato di vigilanza rispetto ai recuperi della decrescita operati dalla “nuova destra”», e auspicato un «”fronte decrescente” al quale chiunque possa aderire, indipendentemente dalle sue opinioni politiche su altri temi – persino Alain De Benoist». Un fronte che si è spinto ultimamente ad ospitare anche il nostrano Diego Fusaro, un clone mediatico dell’ultimo Costanzo Preve (il Preve che dichiarò, poco prima di morire, «Se fossi francese […] -scandalo! orrore!- voterei Marine Le Pen »). Una leggerezza che ha convinto Jappe e Homs, poco dopo la pubblicazione del nostro libro, a prendere pubblicamente le distanze da Latouche.

Potremmo dire: appena in tempo. Sul numero di gennaio 2016 di Eléments, infatti, Alain De Benoist, che evidentemente era già pronto al colpo, firma una recensione positiva di «Pour en finir avec l’économie».

La rottura fra Latouche e Jappe non è quindi avvenuta soltanto sul piano teorico, dove le differenze di prospettiva erano comunque già esplicite: «Ci preme sottolineare -si legge sul comunicato- che la critica del valore, alla quale noi ci richiamiamo […] ha con la decrescita la convinzione che si debba uscire dalla crescita economica, e dalla stessa economia in quanto tale […], ma noi non condividiamo affatto le ricette proposte da Latouche». Ma su quello, ben più pratico, della scelta dell’abbigliamento utile a resistere all’irrigidimento del clima teorico e politico a cui stiamo assistendo.

Una cosa è certa: è tempo per tutti di prendere posizione di fronte alla nuova collezione di freaks che i media nazionali, ormai ridotti a carrozzoni ambulanti, espongono alla scopofilia del pubblico.

Al posto del mezzo uomo, dell’ermafrodita, del lombrico umano; trasmissioni radiofoniche come «La Zanzara», o televisive come «La Gabbia», quotidiani nazionali come «Il Giornale» e «Libero» ospitano i «pensatori scomodi» che hanno superato eroicamente la dicotomia destra-sinistra; i «maestri controcorrente» che aspirano a coniugare Evola e Marx; gli «eretici» che parlano di emancipazione organizzando conferenze con l’avvocato di Erich Priebke, con De Benoist ed Eric Zemmour4; i «filosofi non assimilabili» che delirano di signoraggio e scie chimiche; gli «allievi indipendenti di Marx, Gramsci e Hegel»5 che si aprono al dialogo con i «fascisti del terzo millennio».

Su questo Jappe e Homs hanno le idee chiare: «Noi ci impegniamo pubblicamente a sputare in faccia ai vari De Benoist, Soral, Onfray, Diego Fusaro, etc. ogni qual volta ce li troveremo di fronte, e ci aspettiamo la stessa attitudine dai nostri interlocutori […] I rari approcci contemporanei che restano fedeli all’idea di emancipazione sociale combatteranno certamente con tutte le forze i nuovi reazionari del populismo trasversale -ma senza dare necessariamente ragione alla sinistra. La critica del valore continuerà piuttosto a dimostrare ciò che unisce questi due campi, al di la delle loro differenze: un anticapitalismo interrotto e la riduzione della critica sociale a una critica della sola sfera finanziaria».

L’Anatra, che ha dato fuoco alle polveri, darà molto spazio in futuro all’analisi di questo fenomeno. E cominceremo presto, con la pubblicazione dell’introduzione di Maggini al libro incriminato, e del dibattito che ne è seguito.


Note:

1. Uscire dall’economia

2. Pour en finir avec l’économie

3. Comunicato di Anselm Jappe e Clément Homs. Critique de la valeur-dissociation. Repenser une théorie critique du capitalisme

4. Si veda l’articolo : Tra Marx e post-umano, “rossobruni” a convegno.

5. Una definizione elaborata da Preve, che Diego Fusaro ha copiato e incollato su se stesso.

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Redazione

In redazione: Samuele Cerea, Riccardo Frola, Massimo Maggini.

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