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Manifesto contro il lavoro

Copertina Manifesto

È apparsa, per i tipi di Mimesis, la seconda edizione del Manifesto contro il lavoro del Gruppo Krisis.

La prima edizione italiana risale al 2003. Abbiamo pensato di ripubblicare questo importante libro in occasione del ventennale della sua prima comparsa nel panorama italiano (come già avvenuto in Germania – prima edizione 1999) perché pensiamo che le tematiche che affronta siano tutt’altro che fuori tempo massimo, anzi siano oggi più attuali che mai, e possano aiutare a comprendere l’origine delle guerre, “emergenze”, catastrofi ambientali e sociali che stiamo vivendo.

Questa nuova versione include i testi già presenti nella prima, talvolta leggermente ritoccati nella traduzione, ed è arricchita da altri contributi, che crediamo possano essere di ulteriore stimolo per una riflessione sullo stato delle cose odierno. Se già nel 2003, infatti, la situazione mondiale e locale era disastrosa (e non era ancora arrivata la crisi del 2008) adesso se possibile è pure peggiorata, e un libro come questo può sicuramente aiutare a chiarire molti aspetti oscuri del presente e a diradare un po’ le nebbie che ci circondano.

Per maggiori dettagli sul contenuto del libro, invitiamo a leggere la breve introduzione a cura di Massimo Maggini.

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Massimo Maggini

Vive a Livorno e si occupa da molti anni dei temi del lavoro e della trasformazione sociale. Collabora coi movimenti per l’ambiente e per le lotte sociali.


Gruppo Krisis

Il Gruppo Krisis nasce in Germania negli anni '80 del secolo scorso e si occupa da sempre di tematiche legate al lavoro e alla trasformazione sociale. Pubblica periodicamente una rivista, dal nome "Krisis", e cura il sito www.krisis.org, dove è possibile reperire molti testi, anche in italiano.

4 Commenti

  1. Grandioso, era ora datosi che nella vecchia edizione è introvabile sia nuovo che usato da parecchi anni a questa parte. Così potrò pure aggiornare questa pagina del mio sito systemichabitats.it/extra/cui-prodest/robots
    …citando questo libro in più.

  2. Caro Massimo, quando vuoi ti invito a dare una scorsa a questa suddetta pagina web sull’automazione. Noterai forse che nel sito Systemic Habitats c’è un link a L’Anatra di Vaucanson. Questo perché anni fa ho sentito Norbert Trenkle per autorizzarmi a ripubblicare un breve stralcio di una sua opera e pensiero; e nel mentre lui mi ha segnalato il L’A.
    A parte questo, qui ci vorrebbe una rivoluzione culturale di massa, consistente nella presa di coscienza dei limiti della società in cui viviamo – una società del tutto disorganica e alienante. Ma è un’impresa quasi impossibile, specialmente ai nostri giorni, nell’era degli specialismi, della clonazione e dell’assoluto conformismo. Qui ci vorrebbe un nuovo umanesimo: uscire dalla settorialità. Tutti questi superspecialisti in circolazione non ci hanno aiutato a risolvere i problemi, quanto piuttosto ad aggravarli. Per questo motivo io ho riscritto recentemente il mio libro “Verso un altro habitat” in American English: inglese semplice, linguaggio accessibile a chiunque, anche ai non addetti ai lavori. E poi è un tributo al grande Frank Lloyd Wright, l’architetto americano artefice insieme ad altri come Buckminster Fuller, Paolo Soleri ecc. dell’architettura organica – per una società organica, armoniosa, senza le spaventose disparità che ci sono oggi tra le varie classi sociali.

  3. ciao Mike, scusa se rispondo così in ritardo, ma ero parecchio impegnato (e poi sono pure un pigrone, sennò che anti-lavorista sarei :-)).
    Sono piuttosto d’accordo sulla necessità di una “rivoluzione culturale di massa”, che andrebbe articolata però, a mio avviso, non solo entro i confini di una presa di coscienza “dei limiti della società in cui viviamo”.
    Grazie per la dritta libraria :-), appena posso ci butto un occhio senz’altro.
    Un caro saluto

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